Sono passati venti anni, di cui sette spesi nella “wilderness”, da quando S. Moodie e la sua famiglia hanno abbandonato per sempre la loro madre patria, l’Inghilterra e si sono stabiliti in Canada.
Dei sette anni trascorsi in una fattoria nella “wilderness”, della sua esperienza spirituale e fisica, la scrittrice ci dà ampio resoconto nel suo primo libro, Roughing it in the Bush (1852), il cui scopo è quello di ammonire la “welleducated people” a non emigrare in Canada, perchè terra non adatta alla loro estrazione sociale. Come, infatti, S. Moodie precisa successivamente in Life in the Clearings (1853):
“My motive in giving such a melancholy narrative to the British public was prompted by the hope of deterring welleducated people. about to settle in this colony, from entering upon a life for which they were totally unfitted by their previous persuits and habits.”
Il Canada che emerge dal suo libro, infatti, è tutt’altro che un paese ospitale, gli unici sentimenti che Susanna riesce a trasmettere al lettore sono di odio nei confronti di questa terra selvaggia e di rimpianto per l’Inghilterra.
Nel 1840 S. Moodie e la sua famiglia lasciano la “wilderness” e si stabiliscono nella città di Belleville, sita sulle sponde del lago Ontario. Da questo momento in poi la situazione socioeconomica della sua famiglia comincia a cambiare. Ella riprende, infatti, l’attività letteraria traslaciata nei backwoods, perchè la vita pioneristica l’ha impegnata moltissimo. Al tempo del suo secondo libro, Life in the Clearings, è già conosciuta come”the woman who writes”, quindi, grazie anche alla posizione di sceriffo del marito, si è conquistata un posto nella giovane società canadese, che nei primi anni del suo soggiorno sembrava escluderla.
Questo senso di stabilità sociale le permette di guardare con occhio diverso il Canada e di esprimere nuovi sentimenti verso la colonia. S. Moodie comincia a liberarsi di tutti i suoi vecchi pregiudizi. Si assiste, così, a quella che potremmo definire una crescita della scrittrice verso una mentalità più aperta.
Di questo nuovo atteggiamento abbiamo testimonianza in Life in the Clearings, scritto su richiesta del suo editore inglese Richard Bentley come ella stessa ci dice nella lettera a lui spedita il 25 novembre 1852:
“It will give me great pleasure, to try and meet your whishes with regard to another book on Canada, and I send you a few pages which I wrote the otherday, as a sort of introduction to such a book to see if it would at all be the thing you required. My idea was to describe as much of the country, as I could in my trip to Niagara, beginning with Belleville and going through our Bay, sketching the little villages along its shores, and introducing as many incidents and anecdotes illustrative of the present state of Canada…”
Tema principale del libro è il viaggio che Susanna Moodie compie da Belleville alle cascate del Niagara, ma attraverso questo viaggio la scrittrice vuole dimostrare:
“…the real benefits to be derived from a juidicious choice of settlement in this great and rising country”.
In questo libro poco spazio è riservato alla vita privata di Susanna e della sua famiglia, ciò che interessa la scrittrice è considerare la nuova posizione e l’assetto sociale del Canada, ancora colonia, rispetto alle altrenazioni del vecchio mondo, in particolare rispetto all’Inghilterra.
Il Canada che ci appare in Life in the Clearings non è più la terra selvaggia, di cui S. Moodie ci aveva già parlato, ma un Paese diverso, cresciuto sotto ogni aspetto: politico, economico, sociale e culturale.
Durante i venti anni che la scrittrice vi ha trascorso, molti progressi si sono avuti. Sul piano politico alcune delle tappe fondamentali che portarono il Paese ad una prima indipendenza con la costituzione del Dominio nel 1867 furono: nel 1837 il primo tentativo di rivolta da parte di Mackenzie al fine di instaurare una repubblica, e nel 1841 l’unione delle provincie del Basso ed Alto Canada. Altra tappa fondamentale, prima della nascita della Confederazione fu, nel 1846, il conferimentoal Canada da parte del Parlamento Inglese di un governo autonomo.
Il Canada si stava, così, avviando ad avere un governo di tipo democratico. Il Paese, come la stessa scrittrice annota in Life in the Clearings, stava progredendo, propio come un bambino, ed è sotto questa metafora che Susanna ci presenta il Canada fin dalle prime pagine del libro:
“A child is not a man, but his progress is regarded with more attention on that account; and his future greatness is very much determined by the progress he makes in his youth”.
Come si può notare, la scrittrice mostra una fiducia non indifferente nel progresso del Canada avviato a diventare, idealmente, una grande nazione indipendente, non soltanto a livello politico, ma anche a livello economico, grazie ai suoi abitanti che sono “workers, not dreamers”.E’, infatti, con questa nuova fiducia nel Paese, che ormai definisce “the country of my adoption”, che ella si rivolge a coloro che vogliono emigrare.
Il Canada, ormai, è sulla strada del progresso e il periodo incerto della sua infanzia è passato, un periodo che vedeva la nazione ancora sotto la tutela dell’Inghilterra. Ciò che conta è il futuro, perchè poco tempo sarebbe passato che il Canada sarebbe diventato una grande nazione:
“Be not discourage, brave emigrant. Let Canada still remain the bright future in your mind, and hasten to convert your present daydream into reality. The time is not far distant when the world will speak of her progress with respect and admiration. Her infancy is past, she begins to feel her feet, to know her own strength, and see her way clearly through the wilderness. Child as you may deem her, she has already battled bravely for her own rights, and obtained the management of her ownaffairs. Her onward progress is certain…, and she must be great!”.
Come si può notare, S. Moodie esprime dei veri e propri sentimenti patriottici nei riguardi del Canada e qualsiasi accenno di ostilità sembra scomparso. Una rinnovata speranza nel trovare il sognato “Eden”, dopo aver lasciato l’Inghilterra, nel lontano 1832, sembra animare queste righe.
Si è parlato di sviluppo politico del Paese, ma a questo si affianca, come la scrittrice puntualmente registra in Life in the Clearings, uno sviluppo economico. A tale proposito sarà bene ricordare le sue idee riguardo la nuova era industriale.
S. Moodie seguendo le orme di alcuni tra i più grandi pensatori inglesi di fine Settecento e dell’epoca vittoriana, contrari alla introduzione della macchina, perchè aliena il lavoro dell’uomo, esalta il lavoratore. Molti sono i pensatori inglesi che scrivono libri e saggi contro il nuovo sistema industriale in Inghilterra. Ma tra le voci più forti, che danno il via alla critica dellanuova Inghilterra, devono essere ricordati Edmund Burke e William Cobett. Essi attaccano il sistema industriale, partendo dalla vecchia Inghilterra. In genere questi ed altri pensatori inglesi non criticano la macchina in quanto tale, ma il sistema meccanico di produzione. Si ritiene che questo sistema sia contro natura, ed innaturale divenne la parola chiave per una critica della civiltà industriale.
Come precedentemente abbiamo fatto notare, la scrittrice loda i Canadesi perchè popolo di “workers”. Quindi sembra che nel lavoro manuale ella veda una grande fonte di profitto. Citando una frase di Salomone la Moodie dice: “in all labour is profit”.
Questa sua convinzione forse la deriva dalla sua esperienza nella wilderness, dove il lavoro era l’unico mezzo per il sostentamento della famiglia. A questa esaltazione del lavoro manuale si affianca una contemporanea esaltazione della macchina. Forse ciò è dovuto al fatto che il Canada non passa per stadi intermediprima di arrivare all’era industriale, ma il passaggio da un periodo agricolo ad uno industriale avviene quasi all’improvviso. Così S. Moodie sembra apprezzare le novità apportate con l’industrializzazione e di questo ne abbiamo ampia prova nel capitolo dedicato a “Provincial agricultural Show”.
Buona parte del capitolo sembra quasi un inno alla macchina, Susanna è estasiata alla vista di questo enorme ammasso di ferro.
La macchina, al contrario di quanto ritenevano Dickens e Carlyle, per S. Moodie non è qualcosa che va contro l’uomo, ma può aiutarlo nel suo lavoro. Essa non èquell’ammasso di ferro che non ha pietà e sentimenti nei confronti dell’uomo, ma anzi sembra contenere lo spirito di chi l’ha creata:
“In watching the movements of the steamengine, one can hardly divest one’s self of the idea, that it possesses life and consciouness…the spirit of the originator still lives in it,…”.
Non bisogna dimenticare che intorno agli anni ’50 la meccanica aveva fatto molti progressi, non soltanto nel vecchio mondo, ma anche nel nuovo. S. Moodie infatti ci parla della prima ferrovia costruita in questo Paese.
La ferrovia apriva al Paese nuove frontiere per gli scambi commerciali: da questo momento in poi il Canada non sarebbe più stato obbligato a vendere le merci solo all’Inghilterra. Il trattato di Reciprocità con gli Stati Uniti nel 1854 permetteva al Canada di aprire un commercio tra Nord e Sud per la sovrabbondanza di prodotti agricoli.
Accennando alla prima locomotiva entrata in funzione a Belleville nel 1856 in una lettera a Richard Bentley, S. Moodie non esita a dire:
“The grand Trunk Railway, has been opened now for a month. The traffic upon it is immense. I hope it will pay, the shareholders as it is will be of immense importance to the colony”.
Il Canada, quindi, stava realmente progredendo in campo tecnologico al pari delle altre nazioni europee.
I Canadesi sembravano aver ottenuto notevoli progressi anche in campo agricolo, riuscendo con un duro lavoro di bonifica a strappare alla poco fruttuosa terra una grande quantità di prodotti che superavano per qualità anche gli stessi prodotti inglesi.
Di questa abbondanza di prodotti agricoli Susanna ci parla nel capitolo “Provincial Agricultural Show”. Il Provincial Agricultural Show era una fiera che si svolgeva nel mese di settembre nella città di Toronto, dove ognunoportava il meglio dei prodotti agricoli ed alla fine si nominava un vincitore.
L’agricoltura in Canada era potuta migliorare grazie all’istituzione dell’Agricultural Society, tramite la quale nuovi metodi di coltivazione erano stati impiegati per il terreno. Fino ad allora la gente si era un po’ adagiata sui vecchi metodi di coltivazione, che non erano adatti per una terra difficile come quella canadese:
“Nothing has contributed more to the rapid advance of the province than the institution of the Agricultural Society, and from it we are already reaping the most beneficial results. It has stirredup a spirit of emulation in a large class of people who were very supine in their method of cultivating their lands”.
I due centri che meglio dimostrano lo sviluppo del Paese sono: Belleville e Toronto. Queste due città erano diventate, attraverso gli anni, due grandi centri di sviluppo.
Belleville è la città dove S. Moodie e la sua famiglia si stabiliscono nel 1840 e qui vi trascorreranno gran parte della loro vita. La città non aveva natali molto lontani e la sua popolazione era costituita da gente con idee conservative: Britannici e Lealisti. Nel 1840 essa contava 1500 abitanti, e non era, per così dire una città modello, anzi la scrittrice ci dice che, nonostante la bellezza del luogo in cui era stata costruita, era diventata un insignificante posto piuttosto sporco:
“The town of Belleville, in 1840, contained a population of 1500 souls, or thereabouts. The few streets it then possessed were chiefly composed of frame houses, put up in the most unartistic andirregular fashion… In spite of the great beauty of the locality, it was but an insignificant, dirtylooking place”.
Al tempo in cui S. Moodie scrive Life in the Clearings grandi cambiamenti erano avvenuti nella città, poichè a stento, come ella stessa afferma, uno che l’avesse vista prima difficilmente avrebbe potuto ora riconoscerla. In pochi anni Belleville era diventata una vera e propria città con magnifiche e moderne costruzioni di vario tipo da alberghi a luoghi per divertimento. Nel 1849 viene costruita la prima “markethouse” in legno, che tuttavia ha breve vita perchè come quasi tutte le costruzioni in legno era più facilmente soggetta al fuoco e nel giro di un anno viene distrutta da un incendio.
Il mercato, per Susanna, è un luogo molto interessante non tanto per i prodotti che vi si vendono, quanto per ciò che vi si ascolta. Sembra che la gente provi piacere nell’andare in questo luogo non tanto per acquistare generi alimentari, quanto perchè si ha la possibilità di parlare o sparlare di tutto e di tutti. S. Moodie prova molto interesse per questi luoghi di riunione di personeappartenenti a vari livelli sociali, perchè le permettono di studiare i comportamenti umani.
Un’altra importante istituzione a Belleville, come in altre città canadesi, era la compagnia dei vigili del fuoco. Il fuoco per S. Moodie aveva costituito un pericolo: prima nella wilderness, dove varie volte la sua casa era bruciata, e poi perfino nella città di Belleville, quando le costruzioni erano ancora in legno. Quindi la scrittrice dedica abbastanza spazio al servizio dei vigili del fuoco, la cui istituzione ed il cui lavoro erano davvero da lodare.
Il servizio dei vigili del fuoco era volontario e tutti gli uomini, provenienti da qualsiasi classe sociale, potevano parteciparvi e non ricevevano alcun compenso per il loro lavoro:
“In all the principal towns and cities in the colony, a large portion of the younger male inhabitans enrol themselves into a company for the suppression of fire. It is a voluntary service, from which they receive no emolument… Their members are confined to no particular class”.
La frequenza degli incendi negli anni ’40 aveva raggiunto vette così alte che il governo canadese si vide costretto ad emanare una legge che proibisse la costruzione di case in legno.
L’altra città di cui S. Moodie ci parla è Toronto, il cui nome ha origini indiane e significa “Trees in the water” come ella ci spiega. Toronto, famosa per l’università ed il manicomio, era un centro di ricchezza e civiltà del Canada. Era una città dall’aspetto gradevole, le strade erano pulite ed ampie ed una serie di grandi costruzioni pubbliche si innalzavano all’interno di essa.
Il centro commerciale più importante era situato a King Street, che era considerata la “Regent Street” di Toronto. Ciò che attira particolarmente l’attenzione della scrittrice, quando visita questa città, sono i negozi di libri, che trova ben forniti. Di questo Susanna parla con grande stupore, soprattutto perchè non pensava che i Canadesi, poco interessati alla cultura e più portati al materialismo, potessero interessarsi così tanto ai libri. Questo però non fa che confermare la sua tesi iniziale cheil Canada aveva superato il periodo di infanzia e si stava avviando sulla strada del progresso, in questo caso un miglioramento culturale:
“This speaks well for the mental improvement of Canada, and is a proof that people have more leisure for acquiring book lore, and more money for the purchase of books than they had some years ago”.
A Toronto S. Moodie ha occasione di visitare il manicomio. Era una costruzione in mattoni, circondata daterreni per la coltivazione di alberi da frutta e per la verdura. Uomini e donne abitavano due sezioni diverse dell’edificio ed erano impegnati in occupazioni adeguate al loro sesso. Gli uomini generalmente coltivavano gli alberi da frutta, mentre le donne cucivano in stanze allestite per tale scopo.
Era un posto all’apparenza tranquillo che ad un occhio poco esperto poteva anche celare i disturbi di cui erano affetti i pazienti.
S. Moodie prova grande spavento verso questa orribile malattia e ringrazia il cielo di non essere affetta da tale morbo: “I, for one, fervently thanked God for my sanity,…”.
Da quanto la scrittrice afferma posssiamo dedurre che il Canada, aveva davvero fatto tanta strada dal lontano1832. Il periodo d’infanzia, ormai era passato e ciò che aveva davanti era solo un grande futuro, che lo avrebbe visto come nazione autosufficiente senza il controllo di nessuno e questo grazie al duro lavoro dei suoi abitanti che erano come S. Moodie ha sottolineato “workers”.